8 giugno 2021
QUALI SARANNO LE SOFT SKILLS PIU’ RICHIESTE IN FUTURO?
Il mondo del lavoro è mutato. Le conseguenze dell’emergenza sanitaria globale sono innumerevoli e con queste anche le sfide che si pongono a quanti si stanno costruendo una carriera professionale, sia tramite percorsi di crescita interni sia presso nuove entità aziendali.
Quali saranno nel prossimo futuro i prerequisiti più richiesti e quali le abilità di cui dotarsi in azienda?
Le Soft Skills da non perdere di vista
Lo smart working e il remote working hanno fatto emergere con forza dirompente l’importanza della qualità e delle modalità relazionali, insieme a una serie di competenze trasversali. In un panorama di distanziamento sociale forzato, che si protrarrà ancora per qualche tempo purtroppo, le aziende richiederanno in misura crescente ai propri dipendenti e ai nuovi candidati di mostrarsi capaci di operare attingendo a competenze non meramente nozionistiche e cognitive: sapere risolvere problemi adottando il corretto approccio psicologico e funzionale, operare in ottica di gruppo verso un fine comune e condiviso nel rispetto di ogni singola specializzazione, sapere comunicare e trasferire informazioni con chiarezza espositiva e di codice linguistico con colleghi, partner e clienti sono alcuni esempi della direzione da intraprendere.
Tra le soft skills che saranno maggiormente richieste nei prossimi mesi, vi sono in particolare abilità ‘soft’ di presentation, positive influencing e negotiation, comunicazione transculturale, email writing and report, public speaking. Obiettivo principe sarà quello di sapere sempre comunicare in modo efficace ed efficiente con gli interlocutori interni ed esterni.
Verso una formazione più digital
In tutti i Paesi le aziende di ogni dimensione continueranno a investire nella formazione dei propri team per continuare a corrispondere agli standard qualitativi dei loro settori di riferimento e a farsi trovare pronte a superare le possibili asperità del quadro socio-economico del prossimo futuro, sempre più digitale e dove l’innovazione giocherà un ruolo sempre più centrale e determinante.
I trend da seguire per il 2021
- DATA DRIVEN HR, ovvero la digitalizzazione al servizio delle persone (34,5%): la tecnologia e la digitalizzazione si sono dimostrati partner indispensabili al servizio delle persone e dell’HR per affrontare gli eventi del 2020. Il digitale è essenziale non solo per chi lavora in smart working ma anche come strumento per l’ottimizzazione di tempi e processi di tutte le aree e funzioni aziendali, HR in primis. Gli strumenti digitali quindi diventano un alleato affidabile, imparziale, in grado di accelerare e semplificare i processi, anche di assunzione, liberando così tempo a valore aggiunto per i dipendenti.
- UPSKILLING E RESKILLING, ovvero formazione continua (25%): l’investimento in formazione è sinonimo di rafforzamento delle hard ma anche delle soft skill, sempre più importanti nel nuovo scenario lavorativo. La formazione è un valore, soprattutto per le risorse già integrate in azienda, che possono essere accompagnate in percorsi di sviluppo e crescita ma anche reindirizzate verso percorsi nuovi, adatti alle mutate condizioni dell’azienda.
- ORGANIGRAMMA LIQUIDO, ovvero gli obiettivi vincono sul cartellino (16,4%): la priorità e la valutazione delle performance si concentrano sempre di più sugli obiettivi raggiunti, sull’autonomia e sull’empowerment, soprattutto in un anno che ha fatto scoprire lo smart working di massa, dove controllo e presenza cessano di essere un valore di riferimento.
- PURPOSE DRIVEN HR ovvero creare cultura d’impresa (15,5%): la scommessa per il futuro, e in qualche modo la premessa per arrivare davvero a un’organizzazione liquida funzionante, è la creazione di una forte condivisione di valori e cultura d’impresa a tutti i livelli, dai vertici ai dipendenti, perché lo scopo per cui si fa business è sempre più centrale per il business stesso.
- EMPLOYER BRANDING (8,6%): la necessità di far sentire i dipendenti parte del gruppo è fondamentale sia per chi entra in un nuovo team sia per trattenere chi è già nell’organico e far sì che anche l’eventuale distanza del lavoro agile non sia un ostacolo al senso della squadra.
In un anno che ci ha cambiato profondamente come esseri umani, il mondo del lavoro recepisce e ripropone questo senso di urgenza di mettere al centro ciò che conta davvero. Ecco perché il purpose aziendale, il senso e il valore profondo che guidano il business, diventano centrali per gli HR per creare quella cultura d’impresa che non solo fa la differenza per i dipendenti, ma sempre più anche nel business vero e proprio.